PORTA SANTA BARBARA
L’antica Porta, menzionata nelle fonti letterarie come Porta Santa Barbara, si apriva dove oggi via Marzani si congiunge con via Vittorio Emanuele II. Imboccando tale stradina, alzando un po’ lo sguardo sulla destra si può ammirare, infatti, un antico affresco nel quale viene riprodotta proprio l’immagine della Santa titolare.
Al tempo in cui i Santi non disdegnavano ancora di scendere sulla terra e vivere fra gli uomini, e non erano pochi coloro che li vedevano e gli parlavano, Racale era un grumo di case di pietre e di terra raccolte intorno al forte castello quasi a chiedere protezione alle sue torri.
Le sue stradette erano costruite a misura di uomo e si aprivano sulla campagna solo attraverso tre porte, di cui quella che guardava verso Gallipoli aveva il nome di Porta Santa Barbara e conservava sotto il suo arco un antico affresco della Santa. Nelle sue vicinanze vi era un forno. Quello era il luogo delle riunioni serali delle famiglie della zona. I vecchi raccontavano antiche storie ed i bambini si addormentavano al calduccio del fuoco. I radi contadini che rientravano dai campi dopo il tramonto del sole erano accolti già sulla porta del paese dal tepore del forno e dal profumo del pane fresco. La vita trascorreva tranquilla e non succedeva mai nulla che potesse turbare il ritmo. Il dolore del singolo era subito di tutto il paese, e la gioia di uno era festeggiata da tutti.
Possiamo stupirci se persino i Santi qualche volta desideravano scendere dal Paradiso per affacciarsi su questa piccola oasi di umanità pacifica e laboriosa?
Una notte, era la vigilia di San Quintino, il fornaio sentì lo scalpitio di un cavallo che si fermava al suo forno; rimase sospeso in attesa di qualche colpo alla porta, ma nessuno bussò, né sentì il cavallo ripartire. Sbalordito, si affacciò ad una finestrella, ma non vide nessuno. L’indomani nel paese non si parlava d’altro se non di questo fatto inspiegabile e strano, ma ben presto tutto fu dimenticato. Le stagioni passarono e tornò di nuovo l’autunno e con esso la festa di San Quintino. Quella notte di nuovo il fornaio sentì lo zoccolio del cavallo sul selciato, e di nuovo rimase in attesa di qualcuno che non si fece vedere. Ma questa volta era rimasto un segno visibile del visitatore misterioso: in terra c’era della cenere caduta lì in seguito alla pulizia del forno, e su quella cenere, ecco, nitide, le impronte degli zoccoli. Si capì allora che il passeggero notturno era San Quintino, che in viaggio per il paese di Alliste, di cui è ancora il patrono, lì, in quell’angolo faceva una breve sosta sotto l’affresco dedicato a Santa Barbara e, poi, riprendeva il suo cammino.
Da allora fino a quando il forno restò in attività ogni anno la sera del trentuno ottobre si sparse cenere per la strada perché rimanessero impresse le impronte del passaggio di San Quintino.
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