IL CALVARIO
Tra la seconda metà dell’ottocento e la prima metà del novecento sul nostro territorio si sviluppano dei complessi architettonici che testimoniano una profonda e radicata devozione nei confronti del divino. Queste strutture prendono il nome di “Calvari” e come le edicole votive sono vere e proprie forme di arte popolare espressione di una accentuata sensibilità di una comunità. Vengono realizzati spesso accanto alle chiese nei pressi delle aree cimiteriali nelle piazze o anche nei pressi dei conventi. Dal punto di vista architettonico si possono osservare differenti tipologie che variano nelle forme, (a tempietto, edicola, portico, esedra etc.), nelle dimensioni e nello stile. Anche Racale, in piazza Beltrano, sfoggia il suo Calvario. Dal punto di vista tipologico risulta essere un edicola absidata poligonale sormontata da una semicupola. Al centro dell’abside è presente un’iscrizione che ricorda il nome del committente e l’anno di realizzazione:
Per divozione
di
Francesco Mancino
Fu Quintino
A.D. 1930
Il calvario è l’espressione artistica della contemplazione, della meditazione e del rendimento di grazie dell’uomo verso il disegno mirabile di dio Padre realizzato in Cristo Gesù. Infatti in tutti i calvari, come anche qui a Racale, nelle relative teche, sono rappresentati i momenti cruciali della passione di Cristo, i misteri dolorosi: la preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi, simmetricamente contrapposta, la sua flagellazione legato alla colonna, la sua coronazione di spine, la salita sul monte calvario sotto il peso della croce ed al centro la sua agonia in croce mutuata dal vangelo di Giovanni. La crocifissione, dunque, è l’esaltazione della sapienza di Dio come testimonia San Paolo nella prima lettera ai Corinzi (1Cor.1,24 e segg.) che diventa sorgente di lode e di rendimento di grazie per l’opera salvifica del Cristo.
TEKSAS