Costruzioni a secco
Scheda di dettaglio
LA COSTRUZIONE IN PIETRA A SECCO UNA COMPONENTE FONDAMENTALE DEL PAESAGGIO PUGLIESE
Il paesaggio pugliese è il risultato di una serie di azioni dell’uomo sul territorio nel tempo che comprendono il dissodamento dei terreni, l’impianto di nuove forme colturali agricole e la costruzione di manufatti abitativi a servizio dei lavori nei campi, spesso in pietra a secco.
Tali costruzioni costituiscono nel loro insieme un patrimonio inalienabile di cultura materiale e di valori testimoniali, rappresentando in forma visibile la memoria della comunità e in particolare quella delle masse contadine impegnate nei secoli passati direttamente nell’opera di messa a coltura dei nuovi territori. L’estensione dell’area di diffusione dei manufatti in pietra a secco è una delle più ampie di tutta l’Europa, con aree a fortissima densità e varietà tipologica, tra le quali spiccano per eccezionalità quelle destinate ad abitazione permanente (come ad es. il comune di Alberobello). Pur costituendo, allo stato attuale, uno dei richiami del turismo regionale, tale patrimonio versa in uno stato in molti casi di obsolescenza e degrado per abbandono, in altri di forte compromissione per recuperi ed usi impropri.
Definizione
La “costruzione in pietra a secco” è una tecnologia fortemente integrata con l’ambiente e con la tradizione contadina, identificabile sulla base dei seguenti requisiti, da intendere anche come “tendenze comportamentali”:
a) l’impiego di materiali lapidei calcarei e/o calcarenitici, di non grandi dimensioni, estratti in situ;
b) la lavorazione minima dei materiali e la loro posa in opera senza leganti e connessioni;
c) le forme di “autocostruzione”;
d) l’integrazione di dette costruzioni in pietra a secco con le opere agrarie e di sistemazione del territorio;
e) la necessità di continue manutenzioni e l’accettazione a priori del carattere precario dei manufatti, storicamente e culturalmente accertata.
Tipi di manufatti
I manufatti in pietra a secco nel territorio pugliese possono essere distinti nelle seguenti tre categorie, corrispondenti ad altrettanti termini dialettali.
I muretti a secco e i “Parietoni”
Il termine indica segni a sviluppo lineare sul territorio corrispondenti a murature realizzate con conci lapidei generalmente irregolari giustapposti senza malta più o meno ordinatamente in modo da formare una struttura a due paramenti inclinati verso un nucleo centrale costituito da pietrame sfuso e informe di minore pezzatura. Nella loro forma completa, le pareti comprendono una specie di cordolo terminale, costituito da una serie di conci disposti di traverso e a volte aggettanti (detto “ghirlanda” o “coperta”). Diffuse in tutto il territorio, dove ci sia disponibilità diretta e immediata dei materiali lapidei affioranti, queste murature sono adoperate per la delimitazione delle proprietà, per la divisione degli spazi di coltura e di pascolo, per la creazione di luoghi di sosta degli animali da allevamento (jazzi), per la costruzione di terrazzamenti, ecc. Sono di particolare interesse per l'archeologia e la storia del paesaggio agrario i “Parietoni”, segni lineari, resti di antiche divisioni territoriali e, forse, tracce di strutture difensive spesso connesse con le più antiche specchie. Rilevabili attraverso lo studio della toponomastica tradizionale e della cartografia storica, si sviluppano con continuità su lunghe estensioni, pur conservando altezze e spessori a volte modesti.
I “Trulli”, le “Casedde”, i “Pagliari”, ecc.
Sono segni puntiformi, isolati o aggregati, con carattere in genere cellulare e, eventualmente, con valenza abitativa e, nei casi più evoluti, insediativa. Si presentano come moduli plani-volumetrici coperti da una falsa cupola e contenenti un vano interno accessibile da un'unica porta architravata o protetta da un triangolo di scarico; sono presenti anche commistioni con altre forme costruttive quali l'arco, la volta a botte, il tetto e il solaio a struttura lignea. Lo spazio interno può essere adibito a funzioni diverse che variano, dal deposito di attrezzi agricoli, alla stalla, alla trasformazione di prodotti agricoli e pastorali, al ricovero temporaneo, fino alla residenza permanente. Basati sulla tecnica costruttiva con conci di pietra che, procedendo per accumuli e strati, vengono disposti secondo geometrie coniche o piramidali, questi manufatti presentano forme di grande varietà che, in parte, dipendono dalle caratteristiche dei materiali disponibili sul posto, e in parte, possono giustificarsi con il permanere di archetipi nella cultura popolare.
Le “Specchie”
Il termine indica segni puntiformi sul territorio, costituiti da ingente quantità di pietrame in forme di risulta delle operazioni agrarie di dissodamento, depositato nei campi in accumuli, eventualmente circoscritti da muri di contenimento e accresciuti da continui apporti. Nella maggior parte dei casi questi accumuli generano condizioni particolarmente favorevoli alla conservazione della fauna e della flora originaria. Le specchie di maggiore vetustà sono documentate da descrizioni, cartografie storiche e tradizione orale. Hanno toponimi specifici che spesso alludono all'aspetto cumuliforme e alla loro caratteristica di punti elevati di osservazione e di controllo del territorio.
Fonte: PPTR- Piano Paesaggistico Territoriale Regionale – Linee guida per la tutela, il restauro e gli interventi sulle strutture in pietra a secco della Puglia;
Elaborazione dati: Studio di Consulenza Archeologica ed Ambientale, Racale