Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Scheda di dettaglio

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

Nel 1600 fra le tante cappelle e chiese sorte in Racale nel corso dei secoli ve ne era una dedicata alla Vergine delle Grazie, nel luogo dove ora sorge la chiesa dell’Addolorata.

Si trattava di una piccola chiesa che nel 1621 attirò su di sé l’attenzione di un pittore napoletano di nome Salvatore Pinto, allora residente a Racale, il quale volle per sua devozione affrescare al suo interno l’immagine della Vergine.

Il Vescovo di Nardò Mons. Girolamo De Franchis non fu soddisfatto da questo lavoro: la madre delle Grazie gli sembrò molto <> ed ordinò che venisse ricoperta di calcina bianca. Così fu fatto. Col tempo la chiesetta perse ogni forma di devozione, andò in rovina e venne utilizzata come stalla per gli animali. Per essa non ci fu più alcuna attenzione fino a quando una sera, si era al 31 dicembre del 1653, non venne alla ribalta con scalpore. Il primicerio della parrocchiale, Don Domenico De Benedittis, venne informato da una vecchia devota, la vedova Porzia Polino, di ottanta anni circa, che all’improvviso era riapparsa l’immagine della Madre delle Grazie e che questo fatto straordinario era già a conoscenza di molte persone. Giunto nella Cappella, Don Domenico, non vide altro che un certo segno di pittura che a malapena si poteva discernere. Si convinse ancora di più, se ce ne fosse stato bisogno, che quella buona donna aveva visto con la fantasia ciò che gli occhi non le potevano mostrare. Ma ben presto anche lui avrebbe considerato diversamente quell’evento. Il 6 gennaio 1654, giorno dell’Epifania, fu raggiunto in chiesa da alcune persone tra cui un certo Claudio Bianco, per chiamarlo: << Don Compare, vieni a vedere la Madre delle Grazie tutta schoverta>>. Gli sembra che la gente sia impazzita: dapprima si rifiuta di seguire coloro che sono venuti a chiamarlo e ne nasce un alterco, per porre fine al quale si decide, poi, a malincuore di soddisfare la richiesta che con tanta veemenza gli viene rinnovata. Però volendo chiudere una volta per tutte questa storia chiede a diversi altri sacerdoti di accompagnarlo. Così Don Mennella, Don Macchia, Don Loria, Don Tolomei e Don Reho si uniscono a lui ed arrivati alla cappella vedono una gran moltitudine di gente che fa ressa, e piange e prega davanti all’immagine della Vergine…ben visibile! I religiosi restano turbati dal fatto; ma le sorprese quella sera non erano destinate a limitarsi a quella. Giunge, sostenuta da alcuni conoscenti, una donna di Racale, una certa Livia Manco, da sei mesi paralitica alle gambe, la quale appena si avvicina al luogo sacro comincia a gridare a gran voce << Grazia! Grazia! >> e sentendosi rinvigorire gli arti rifiuta l’appoggio di chi fino a quel momento l’ha sostenuta e lascia a mò di ex-voto alla cappella le sue stampelle.

Erano le ore sette quando l’immagine si ricoprì tutta di un sudore argenteo, l’euforia religiosa cominciava a trasformarsi in terrore. La gente aumentava sempre di più ed ormai la ressa era incontrollabile: fra gli altri giunge il Padre Guardiano del Convento di Taviano e quello del Convento di Racale con tutti i suoi confratelli. Molti sono i forestieri. Fra tutti si fa avanti Cola Maria Reo, il quale appende all’interno della chiesetta delle fasce che dice di essere di un suo figliolo di quattro anni che fino a quel giorno ha sofferto di ernia, ma che ora grazie all’intercessione della Vergine da lui supplicata è guarito. L’affresco rimase visibile fino alle ore ventiquattro, poi scomparve dietro la calcina. La cappella era già meta di continui pellegrinaggi: tutti volevano vedere l’immagine della Madonna. Ma non successe niente fino a domenica11, quando alle ore 19, mentre la cappella era piena di sacerdoti e di devoti di Alliste e di Felline, l’affresco diventò di nuovo visibile ed un certo Andrea Verardi pubblicamente andava dicendo che un suo figliolo, sofferente di ernia, era guarito. Giorno 14, alle ore 16, l’evento si ripetè; questa volta alla presenza di diverse persone di Felline e di Gallipoli, e durò fino alle quattro di notte. Giorno 16 fu alla presenza di un domenicano di Parabita, frà Angelo, e dei frati di Racale che l’immagine tornò ad essere visibile, fino a notte inoltrata. La domenica successiva, giorno 18, venne alla chiesetta una monaca di Ugento, una certa Vennera Alessio, da tre anni continuamente inferma senza trarre giovamento alcuno dalle molte medicine che pigliava; si inginocchiò e pregò, pregò per diverse ore, fino a quando l’immagine emerse dalla calcina e lei si sentì guarita; si spogliò della tonaca, che volle lasciare alla cappella e se ne ritornò a Ugento. Contemporaneamente si diffondeva la voce che un altro ernioso, un fratello di Don Scipione Perrone, era improvvisamente guarito. Fu avanzata allora l’idea di raccogliere tutte queste testimonianze di miracoli per portarle a conoscenza del Vescovo. Giorno 25 nuova comparsa, questa volta alla presenza di molta gente di Gallipoli, Parabita, Matino, Taviano, Ugento, Felline, Taurisano, Alliste, dalle ore venti alle ventidue. Giorno 26 alle ore 20 nuova apparizione, alla presenza di molta gente, fra la quale la baronessa di Sanarica, una sua figlia, due sacerdoti di quel paese, due Cappuccini di Casarano, e tutti i frati del Convento di Racale. Il primo febbraio venne un cittadino di Ugento, un certo Giovan Domenico Chiarillo, che portò delle bande, dicendo che le offriva come ex-voto, essendo quella notte guarito dall’ernia. Il due febbraio nuova apparizione ancora; questa volta alle 16. Don Domenico De Benedettis a questo punto non può più cercare di ignorare il fatto, e compila una relazione per il Vescovo. Non sappiamo come le cose andarono a finire; certo è che dell’affresco e del fatto non è rimasta alcuna memoria nel paese. Il rinvenimento presso l’Archivio Diocesano della relazione di Don Domenico ci permette oggi di richiamare dalle nebbie di più di tre secoli e mezzo uomini ed eventi come testimoni di un episodio di costume religioso che può farci conoscere meglio il nostro passato.

  • GPS   -    Lat: 39.95902941588675         -          Long: 18.092228856973954
  • Fonte: A. Serio, G. Santantonio - Racale, note di storia e di costume - Editrice Salentina, 1983;
  • Elaborazione dati: Studio di Consulenza Archeologica ed Ambientale, Racale

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